Carta dei Valori della Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia
Carta dei Valori dei Santuari di Animali Liberi in Italia
Carta aggiornata in data 2 settembre 2024
Un santuario di animali liberi è un luogo che ospita animali cosiddetti “da reddito”: cavalli, asini, mucche, maiali, capre, pecore, galline, anatre, ecc., ed è gestito da un ente no profit. Il primo obiettivo consiste nello sviluppare al meglio l’ambiente di vita dei vari soggetti, tenendo conto esclusivamente delle loro esigenze specie-specifiche. Ovviamente a nessun ospite deve essere chiesta alcuna prestazione e deve essere garantita la migliore qualità di vita fino alla sua fine naturale. E’ poi fondamentale che il santuario si concentri sull’aspetto divulgativo, per contribuire così non solo alla salvezza dei soggetti ospitati, ma anche di tutti quelli fuori. L’apertura al pubblico diventa così fondamentale, affinché ogni individuo residente diventi ambasciatore della propria specie, portavoce dei suoi fratelli e sorelle meno fortunati. Ogni presa di consapevolezza e ogni scelta responsabile passano sempre dalla conoscenza e non c’è luogo migliore per conoscere un maiale che davanti a lui, osservando le sue emozioni, ascoltando le sue storie, sperimentando le sue difficoltà, caratteristiche ed esigenze. Al contrario, l’ignoranza può portare molto facilmente ad avere paura e di conseguenza a discriminare il diverso.
Cercando di riassumere in maniera schematica, ecco i punti fondamentali che un santuario deve rispettare per aderire alla Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia.
Art. 1 – Il santuario aderente deve essere gestito da un’associazione, un ente o una fondazione senza scopo di lucro. Le persone che gestiscono il santuario, con un ruolo di responsabilità, devono per primi sentire e mettere in pratica una scelta di vita nonviolenta, antispecista e vegan, sganciata dallo sfruttament degli animali in genere, per poter trasmettere davvero un cambiamento possibile e garantire una gestione rispettosa e trasparente della struttura. Ogni altra persona è ovviamente libera di partecipare come volontario, magari approfittando del luogo per approfondire anche un proprio cammino;
Art. 2 – tutte le strutture devono garantire la più alta qualità di vita ai soggetti ospitati, garantendo le loro esigenze specie-specifiche. Principalmente ampi spazi e del buon cibo a disposizione, cercando di tendere il più possibile alla convivenza interspecifica. Grandi recinti con poche divisioni, solo quando sono strettamente necessarie;
Art. 3 – l’arrivo di ogni nuovo ospite non deve mai avvenire dietro il riscatto economico degli animali. È ben noto come l’acquisto di animali non umani non sia vantaggioso in una visione più ampia, perché questo salva un soggetto finanziando però la sofferenza di altri e non portando mai ad una risoluzione del problema. Molto meglio concentrarci su casi di sequestro, chiusura di allevamenti, ritrovamenti e liberazioni;
Art. 4 – le nascite devono essere assolutamente bloccate. L’obiettivo principale di tutti è che un giorno i santuari possano non esistere più e tutti gli animali, compreso l’uomo, possano ritrovare la loro collocazione nell’ecosistema naturale. Far riprodurre gli ospiti dei santuari toglierebbe spazi preziosi per altri soggetti esterni in difficoltà, inoltre l’aumento del numero degli animali ospitati potrebbe causare non pochi problemi di gestione. La domesticazione ha creato molto spesso animali con gravi problemi psico-fisici per cui occorre evitare nascite consapevolmente sofferenti. Ogni animale selvatico è frutto di un’evoluzione naturale, ed è li che dobbiamo tutelare e difendere la riproduzione. Nei santuari si cerca solo di tamponare un’emergenza causata da noi umani;
Art. 5 – nessun soggetto deve essere utilizzato in alcun modo. Ognuno deve essere protagonista delle sue giornate, e libero di scegliere in ogni momento di fare quel che vuole, quando vuole e come vuole;
Art. 6 – è di fondamentale importanza l’apertura all’esterno, per contribuire non solo alla salvezza dei soggetti ospitati, ma anche in parte di quelli esterni. Far incontrare un maiale, per esempio, è il modo più efficace per farlo conoscere e per cercare di sensibilizzare la gente ad un maggiore rispetto nei suoi confronti. Parlando della sua storia, facendolo avvicinare e guardandolo negli occhi si arriva facilmente a comprendere le sofferenze di quelli meno fortunati e questo potrebbe far scattare empatia e consapevolezza nei visitatori, in base, ovviamente, alla loro sensibilità. Ognuno un percorso e l’ingresso di nuove informazioni permette di continuare a camminare;
Art. 7 – non sono minimamente accettati atteggiamenti discriminatori di qualsiasi genere verso le altre persone umane, né atteggiamenti violenti. Puntare verso un futuro migliore, di maggiore rispetto verso gli altri animali è imprescindibile dalla liberazione da ogni altra forma di discriminazione, che sia essa di genere, di orientamento sessuale, di colore, di etnia, ecc. Convergenti a quella di specie. Qualora venissero riscontrati da parte di un santuario o di persone che lo gestiscono atteggiamenti, prese di posizione o azioni in violazione del presente articolo o potenzialmente lesivi dei diritti altrui e dell’immagine della Rete, la Rete stessa si riserva il diritto di decidere l’adozione di provvedimenti adeguati fino anche all’espulsione;
Art. 8 – il progetto persegue criteri di eticità, rispetto, tutela, nonviolenza, ecc. In ogni sua scelta associativa, compresa nella scelta di partners e fornitori. Ogni collaborazione viene infatti analizzata sotto ogni punto di vista, per una migliore impronta etica-sociale-ecologica (finanza, assicurazioni, gadgets, lavori vari, acquisto attrezzatura, ecc.), attingendo il più possibile dal circuito dell’economia solidale;
Art. 9 – la Rete adotta una comunicazione nonviolenta, ed il metodo del consenso per tutte le decisioni da prendere collettivamente.