Polz
La prima volta che ho incontrato Polz, non si chiamava così.
Era la vacca 5793, era scheletrica, era legata all’interno di una stalla fatiscente, catena al collo e corde alle zampe.
Era una delle otto mucche che sono sopravvissute all’inferno della stalla di Suzzara.
Il 30 settembre lei, insieme ad altre due, è arrivata ad Agripunk Onlus.
E qui le hanno fatto il bello scherzo di darle un nome che ricordasse il mio, che l’avevo conosciuta quando era schiava, e che avevo creduto, insieme a persone meravigliose, come Sara di Vitadacani, Sara, Ines e altre, che limpossibile potesse diventare realtà.
Adesso Polz è libera.
Vive in una grande stalla (che una volta era un capannone dove migliaia di tacchini sopravvivevano in attesa di essere caricati su un camion e ammazzati) insieme alle sue due amiche Verdena ed Io.
E’ ingrassata, le zampe muscolose, il vello lucido e folto, corre e salta.
L’ultima volta che sono andata a trovarla mi ha portato nel bosco. Camminava tranquilla per il sentiero, ed io dietro. Ogni tanto si voltava a guardarmi curiosa. Non ostante la mole possente avanzava agile e lesta. Finché non l’ho persa di vista.
Mi aveva seminato. Lasciato indietro. Sicuramente ridendo di me.
L’ho ritrovata poi a valle. Aveva scavalcato le recinzioni ed era balzata nell’orto. Se ne stava tranquilla a brucare.
Mi ha vista arrivare, ha scavalcato il recinto, mi si è avvicinata e mi ha regalato la più grossa sleppata in faccia che abbia mai ricevuto.
Ora Polz è libera. E felice.
Solo le cicatrici che porta addosso ricordano la mucca triste che conobbi io.
Cristina
Le otto mucche di Suzzara, di cui potete leggere la storia sfogliando le pagine di questo sito, sono libere grazie all’impegno delle nostre attiviste e attivisti, ma anche grazie alla disponibilità che alcuni santuari hanno dato alla loro accoglienza.
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