Riflessioni per una vera liberazione
I rifugi o santuari antispecisti sono quei luoghi che ospitano animali salvati dallo sfruttamento dell’industria della carne (ma anche del divertimento e della sperimentazione).
Ma non sono soltanto questo.
Sono oasi all’interno delle quali ogni animale è libero da etichette, libero di essere solo e semplicemente se stesso.
Non sono allevamenti, ma neanche fattorie.
Qui gli animali ospitati non devono avere barriere (o averne il meno possibile), e devono essere liberi di gestire il proprio tempo ed il proprio spazio.
Riprodurre le caratteristiche, anzi, delle allegre fattorie dei libri per bambini, con animali chiusi in recinti, divisi per specie, esibiti e continuamente coccolati, baciati, toccati, può inavvertitamente rafforzare nei visitatori la convizione che gli animali che hanno davanti altro non siano, in effetti, che “animali da fattoria”, e che quello sia il loro ruolo naturale ed immutabile.
Nei santuari antispecisti gli animali salvati non sono “da qualcosa”, sono liberi e basta.
Sono se stessi e sono ambasciatori della propria specie. Raccontano a chi li incontra cosa o meglio chi essi siano in realtà, e raccontando loro altresì quale è l’immensa incommensurabile ingiustizia a cui quotidianamente sono sottoposti le loro sorelle e fratelli, seminano i semi per un cambiamento radicale della realtà.
Lo scopo di questi luoghi, infatti, è sì quello di accogliere e garantire vita dignitosa a quegli individui liberati o liberatisi dalle catene del dominio, ma anche fungere da luogo culturale di incontro e conoscenza dell’altro da sé.
Luoghi in cui si sperimenta e si coltiva l’empatia, strumento fondamentale da risvegliare in tutti e tutte noi per comprendere al meglio l’altro, le sue sofferenze, le sue gioie.
Qui gli animali liberati diventano portatori di un messaggio di ribellione al proprio destino.
Qui lo scopo ultimo è il sovvertimento di questo sistema sociale basato sul dominio.
E’ superare le barriere di specie e porre fine alla reificazione degli individui.
E non si può pensare di arrivare alla liberazione (che è liberazione animale, intesa come liberazione di tutti gli animali, umani e non umani) senza scardinare l’idea stessa di oppressione ed opposizione gerarchica tra l'”umano” da una parte e gli “animali” e la “natura” dall’altra. Senza cioè attuare un cambiamento sociale radicale.
Non basta continuare a “salvare animali”.
Per quanto questo sia indubbiamente importante, quelli salvati, per quanti essi possano essere (cento? mille?), non saranno mai altro che una infinitesima parte di quei miliardi e e miliardi stritolati dagli ingranaggi dell’industria.
Per questo riteniamo che l’idea di liberare attraverso l’acquisto sia figlia di una visione miope della lotta, secondo la quale basta mettere in salvo più animali possibile senza sovvertire lo status quo, anzi, facendosi parte di esso.
Figlia di un animalismo sterile, portato avanti “solo per gli animali”, quasi che la loro sofferenza ed il loro eterno olocausto non siano parte integrante di qualcosa di più grande, ovvero di un sistema economico e sociale che si regge su e giustifica il dominio del più forte sul più debole, dell’umano sul diverso e su chiunque sia considerato utilitaristicamente inferiore.
Non basta gridare al mondo che gli animali soffrono, portare il proprio esempio di vegano virtuoso pensando di cambiare l’umanità una persona alla volta, ed aprire il portafoglio ogni volta che si incontra il triste sguardo di una mucca o di un agnello.
Perché se è vero che, di fronte a certi sguardi, si è pronti a tutto, è anche vero che ci sono altri mezzi per arrivare allo scopo. Ci sono le azioni dirette, ci sono le azioni di disobbedienza civile. Sistemi che non implicano il riconoscimento e sovvenzionamento di un sistema che vede negli animali non umani solo una fonte di reddito.
E oltre a queste occasioni, ci sono i sempre più frequenti sequestri sanitari, abbandoni per impossibilità economiche, e altre situazioni che liberano automaticamente gli individui poi da accogliere.
Sarebbe mai cambiato nulla, se oltre ai volenterosi Schindler di questo mondo, pronti a comprare la vita di centinaia di ebrei altrimenti destinati ai campi di concentramento, non ci fossero state persone pronte a lottare per sovvertire la dittatura nazifascista?
Noi siamo fermamente convinti di no. Siamo fermamente convinti che questa strada sia sbagliata e deleteria. Siamo fermamente concordi e solidali con gli attivisti e le attiviste di Earth Riot e quanto da loro enunciato in questo articolo che vi proproniamo.
LIBERAZIONE ANIMALE – NECESSARIO IBAN
Gli animali non sono “da reddito”, non sono “da coccole”, sono semplicemente animali, abitanti della Terra esattamente come noi, che come noi devono poter vivere in libertà la propria vita, perché siamo tutti terrestri.
Link all’articolo qui.
E’ proprio questa la riflessione profonda che vorremmo sottolineare per il proseguimento di questo cammino di liberazione.
L’acquisto di un individuo di qualsiasi specie va nella maggior parte dei casi a finanziare la nascita di un altro simile, ovviamente ingabbiato. E’ come voler svuotare una conca dove, per quanta acqua togliamo, ci sarà sempre un rubinetto che ne verserà altrettanta. Ed è proprio il rubinetto che vorremmo chiudere, o comunque rallentare, svuotando poi il più possibile la conca senza nessuna trattativa.
E’ davvero incredibile vedere numerose richieste in giro di raccolta fondi per comprare animali , per poi vedere con quei soldi macellato comunque qualcun altro.
Oltre a diventare complici del sistema attuale, ci sentiamo di porre l’attenzione sulla gestione delle poche finanze che sorreggono questo cambiamento, e che sempre meno tengono conto del fatto che chi viene liberato vivrà poi a lungo. Ed è qui che davvero servono gli aiuti di tutti e tutte.
“Liberare” non è un atto che si ferma alla liberazione stessa, senza poi pensare a quello che sarà del resto della sua vita.
E di vite salvate, curate e portate dignitosamente avanti fino alla loro fine naturale nei santuari ne sappiamo qualcosa.
Visita un santuario di animali liberi. Vieni a conoscere chi ha la fortuna di viverci. Sostieni questo cambiamento.