Ultimi aggiornamenti dalla stalla delle mucche perdute
Le sei mucche adulte ed i due vitellini (che abbiamo chiamato Margheritino ed Amy) sono ancora prigioniere nella stalla dei loro aguzzini.
Ogni volta che sembra possano finalmente salire su un camion e scappare per sempre via da tutto quell’orrore, puntuale salta fuori un inghippo burocratico, formale che, inesorabile, le crocifigge a rimanere ancora in quel posto.
Sospese tra il destino di abbattimento e distruzione dei loro corpi (questo è quanto prevede la legge) e la salvezza che ad ogni intoppo non sembra più certezza ma evanescente miraggio.
In ultimo a bloccarle sono state diffide finanche della Regione Lombardia e del Ministero.
Tutti si sono scomodati ad impedire il viaggio verso la vita (di solito sono verso la morte e quelli non li ferma mai nessuno) di otto poveri animali strappati al loro destino.
Verrebbe da dire che non hanno altre questioni serie a cui dedicarsi.
Come per esempio impedire che quanto accaduto possa riaccadere.
Che non nel Terzo Mondo ma qui nella opulenta ed efficiente pianura padana gli allevamenti dei bovini siano così mostruosi.
Gli allevamenti in sé lo sono, questo lo sappiamo.
Ma il livello di brutalità, maltrattamento, incuria e abbrutimento cui questi animali sono stati sottoposti farebbe venire i brividi anche a chi si ciba di carne.
Ebbene non occorre stupirsi.
La verità è che sono tutti così.
L’allevamento che nostro malgrado abbiamo visto e vissuto in questo ultimo mese non è l’isolato caso che fa eccezione, ma la triste drammatica regola di tutti, centinaia e migliaia.
Sono tutti così.
Gli animali sono cose di nessun conto.
Muoiono di fame se non servono più.
Nessuno dice niente.
Neppure chi dovrebbe controllare.
Tutti sono abituati e anestetizzati alla normale crudeltà.
Sembra loro inesorabile.
Inevitabile.
Non esiste altra via.
Il cambiamento non viene contemplato né preso in considerazione.
Noi invece crediamo che per quanto difficile e quasi impossibile ci sia un’altra strada.
Qualcuno un giorno disse che se non possiamo cambiare l’orrore che ci circonda almeno dobbiamo raccontarlo.
Ecco perchè le mucche in un modo o nell’altro verranno via con noi e andranno in incantati rifugi.
Per raccontare la loro storia all’infinito.
A chi vorrà e anche a chi non vorrà ascoltarla.
Secondo le autorità le ormai famose mucche non potevano viaggiare così malamente identificate. A tutte erano state applicate marche auricolari come ad ogni altro bovino sulla faccia della terra, ma non bastava.
Per loro no!
Si pretendeva di più.
E’ stato ordinato che non potessero partire senza il bolo ruminale.
Un impianto simile ai chip dei cani che viene applicato con un arnese affinché venga inghiottito e vada ad agganciarsi in qualche zona del rumine.
Casomai noi pensassimo un giorno di ucciderle e macellarle.
Pressoché nessun bovino in Italia ad oggi è provvisto di bolo ruminale.
Ma le nostre, per forza, dovevano averlo.
Ed eccoci oggi.
I boli sono stati applicati.
Anche ai cuccioli, anche se l’apparecchio rischiava di sfondar loro l’esofago, prima di decidere di utilizzarne uno più piccolo, da pecora.
Ora rimane l’inserimento in banca dati bovina.
Che, ancora, non è uno scherzo.
Giacchè le mucche essendo in origine sprovviste di marca o con marche non identificabili, non hanno madre nota.
L’anagrafica bovina, ahimé, funziona per via materna.
Sembra impossibile, nell’era digitale e globale, inserir delle povere mucche in database perché con madre non nota.
Per fortuna ci sono dei precedenti.
La mucca Giuliana di Vitadacani-Porcikomodi rinvenuta sprovvista di marche fu grazie all’insistenza e alla tenacia degli attivisti regolarizzata e inserita in banca dati con la dicitura, semplice come l’acqua calda, “madre non nota”.
Era il 2008.
Poi successivamente fu la volta di Macchia ed Ercolino di Ippoasi e dei vitelli di La Belle Verte.
Tutti, con fatica e pazienza dei rifugi, furono inseriti, seppure senza marca e senza madre.
Oggi, ancora una volta, sono gli attivisti ad indicare e suggerire la strada a chi deve semplicemente ripetere quanto già fatto in precedenza.
Speriamo che entro venerdì le piccole, perdute, ritrovino la strada.
E vengano via con noi.